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Globalizzazione: the end


Si percepisce che il mondo si stia unificando sempre di più. Vediamo i sacerdoti di colore celebrare la messa nelle nostre chiese di campagna e vediamo l’orrore delle guerre e delle morti in Siria, Iraq, in diretta televisiva. Vediamo i bambini morti sulle battigie dei nostri mari e tanti bambini occidentali obesi alimentarsi di cibo spazzatura e morire a causa delle loro adiposità. Questo processo di unificazione in realtà procede da molto tempo, forse da sempre. La tecnica con la sua potenza sta accelerando i tempi e unificando le distanze; la Terra sta diventando sempre più velocemente un’unità culturale. Ma siamo sicuri che abbiamo intrapreso la giusta direzione? Questo è il dilemma! Come questa globalizzazione ci sta unendo? Con l’etica mercantile del “finanzcapitalismo” che distrugge ogni differenza culturale? Che dissolve ogni diritto e ci spinge sempre più in basso con la scusa della fratellanza dei popoli, facendo finta di avere a cuore la vita dei nuovi schiavi? In realtà questo sistema voluto da un’élite di plutocrati vuole asservirci tutti. Questa globalizzazione è un inganno ed è finita, perché è fallita. È tempo di essere chiari e di dirci che questo modo di stare al mondo sta producendo solamente ombre funeste, terribili anticorpi che da sempre abbiamo previsto e inutilmente paventato. Se veramente vogliamo il bene dell’umanità, dobbiamo ragionare con un altro tipo di mente. Dobbiamo parlare attraverso una mente che sappia farci evolvere verso la pace, anziché continuare a parlarci con una mente che ci separa, ci divide e soprattutto ci inganna rendendoci infelici. Abbiamo bisogno di un pensiero che sappia trasformarci per non pretendere più di umiliare e violentare le tradizioni culturali altre, le differenze religiose ed etniche. Abbiamo la necessità di rispettare le paure e le legittime resistenze per non omogeneizzare il mondo, ma renderlo unificato attraverso la polifonia delle mille differenze. Insomma, io voglio rimanere italiano, bere la Falanghina o il Cesanese del Piglio, voglio continuare a mangiare i prodotti della mia Ciociaria e a gustarne altri di paesi lontani. Voglio che ognuno faccia lo stesso nella propria terra, mentre impariamo a conoscerci, ad incontrarci, ad ascoltarci e ad amarci sul serio. Se inizieremo a volere tutto questo, lo vorremo con indomita determinazione, se inizieremo tutti una grandiosa trasformazione culturale, allora l’unità non sarà più come l’attuale appiattimento che vuole imporci la visione dell’etica mercantile, cioè una omologazione verso il basso della natura umana, ma sarà un mondo di giustizia, pace, emancipazione e libertà. Sarà il risveglio di una nuova umanità: il paradiso in terra.

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